La Route 66 era una strada iconica che, ormai da oltre mezzo secolo, è stata cancellata dalle mappe stradali del continente americano. Tuttavia, il suo nome continua a evocare un senso di magia e avventura. Questa via rappresentava non solo un mezzo di trasporto, ma un vero e proprio viaggio verso destinazioni lontane ed esotiche.
Come affermato da Tom Snyder, autore di “Route 66: Traveler’s Guide and Roadside Companion,” “La Route 66 è un viaggio verso il cuore dell’America, un luogo dove il passato incontra il presente in modo unico e indimenticabile”.
Il Percorso della US Route 66
La US Route 66 inizia nel cuore di Chicago, precisamente dal Grant Park. Da lì, si estende per 2.400 miglia attraverso tre fusi orari e otto stati: Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona e California, terminando a Los Angeles, all’incrocio tra Santa Monica Boulevard e Ocean Avenue. È quasi come se la strada partisse dalle sponde del Lago Michigan e finisse sulle spiagge dell’Oceano Pacifico
Questa strada è stata una delle prime vie pavimentate a collegare l’Est con l’Ovest del continente americano. Come descritto dallo storico Michael Wallis, “La Route 66 non è solo asfalto e cemento; è la storia della mobilità e della libertà americana.” Quasi tutti gli americani, in un modo o nell’altro, hanno percorso almeno un tratto di questa leggendaria via, che rimane una delle più famose strade del mondo.
Ancora oggi, è spesso conosciuta con i nomi delle antiche piste indiane dalle quali ebbe origine: Pontiac Trail, Osage Indian Trail, Postal Highway, Ozark Trail, Grand Canyon Route, National Old Trails Highway, Mormon Trail e Will Rogers Highway.
La nascita della Route 66
La Route 66 fu istituita negli anni ’20 per dotare gli Stati Uniti di una rete stradale adeguata a soddisfare il crescente traffico automobilistico e l’impetuoso sviluppo economico, particolarmente nell’Ovest. Come sottolineato dall’urbanista Robert Moor, “La creazione della Route 66 fu un atto di visione pionieristica che cambiò per sempre l’idea di viaggio su strada.
Sostituzione con le Interstate
Negli anni ’70 è stata sostituita dalle Interstate, una rete di strade a quattro o più corsie, in grado di rispondere in modo più soddisfacente alle nuove esigenze createsi dopo oltre mezzo secolo di motorizzazione di massa. Tuttavia, non si può non menzionare che la Route 66, durante i suoi cinquant’anni di esistenza, è diventata qualcosa di più di un semplice nastro di asfalto che collegava Chicago con Los Angeles. Attraversando alcuni dei luoghi più affascinanti degli Stati Uniti, la Route 66 incarna l’evoluzione culturale e storica del paese nell’ultimo secolo.
Significato Culturale
Come disse Steinbeck nella sua opera “Furore,” la Route 66 è “la strada madre, la strada della fuga.” È come un museo vivente a cielo aperto, ma c’è di più. La Route 66, fin dall’inizio, acquistò un significato speciale nell’immaginario degli americani: una fuga verso l’Ovest, una corsa verso il sole, la libertà, il sogno dell’Eldorado e l’ultima frontiera in California. Come ha detto l’autore Jack Kerouac, “La strada è vita,” e per molti americani, la Route 66 rappresentava proprio questo spirito di avventura e scoperta.
Il Periodo tra le Due Guerre
Nel periodo tra le due guerre, milioni di automobilisti percorsero la Route 66 per cercare fortuna in California o semplicemente per sfuggire alla Grande Depressione e ai disastri ecologici causati dall’industrializzazione selvaggia e dalla coltivazione intensiva nelle praterie del Mid-West. La lunga strada che collegava Chicago con Los Angeles, anche se in pochi ricordano che funzionava anche in senso contrario, divenne sinonimo di avventura. Scrittori e musicisti celebrarono questa strada, e negli anni ’60 acquisì notorietà grazie a un famoso serial televisivo.
Insomma, la Route 66 ha sviluppato una sua identità che un semplice provvedimento burocratico non è riuscito a cancellare.
Influenza Culturale
Woody Guthrie scrisse le sue ballate “on the road” su questa strada, e John Steinbeck, nel suo capolavoro “Furore,” la chiamò “la Mother Road,” la Strada Madre di tutti gli americani. Jack Kerouac ambientò qui le sue opere migliori. La Route 66 è popolata da innumerevoli figure: cameriere, addetti alle pompe di benzina, camionisti, vagabondi, gestori di motel, autisti di camper, un mondo sempre diverso, ma per molti versi uguale, sparso lungo 2.400 miglia di asfalto.
La Route 66 è incredibilmente un posto unico, come una lunghissima città, con i suoi abitanti perennemente in movimento e fieri di appartenervi. Henry Miller una volta affermò: “Il nostro vero domicilio è la strada, e la vita è solo un viaggio per la strada. Viceversa, il popolo che corre sulle Interstate a 4 corsie appartiene a un’altra dimensione, a un altro modo di intendere la vita e se stessi.
Veramente è una strada di fantasmi e di sogni lasciati da tutti quelli che l’hanno percorsa. È la libertà di viaggiare su strade sterminate, non importa per arrivare dove, ma certi di avere sempre qualcosa di nuovo da scoprire dietro la prossima curva. Come disse il famoso scrittore John Steinbeck, la Route 66 è “la strada madre”, la strada della fuga.
Sviluppo Economico e Culturale
Ma la Route 66 fu anche un potente strumento di sviluppo economico e culturale per i paesi che attraversava. Attirò milioni di persone nel Sud-Ovest americano, finalmente non più isolato dal resto del mondo. Stati come l’Oklahoma e l’Arizona devono il loro sviluppo alla Route 66 e ne furono influenzati indelebilmente. “Senza la Route 66, molte comunità sarebbero rimaste villaggi polverosi,” affermò il noto storico Michael Wallis.
La fortuna della Route 66 fu costruita e sostenuta da un’intelligente azione pubblicitaria organizzata dal comitato promotore, presieduto da Cyrus Stevens, un facoltoso uomo d’affari di Tulsa in Oklahoma. Caso veramente unico al mondo, la nuova strada fu lanciata negli anni ’20 con tecniche degne di un prodotto commerciale di largo consumo, e la clientela crebbe rapidamente.
La Route 66 divenne immediatamente la “via Maestra” verso l’Ovest, la strada da percorrere per raggiungere la California, le spiagge dorate, le fortune milionarie e la Mecca del cinema.
Oggettivamente, aveva tutte le caratteristiche per diventare un prodotto di successo. Il suo tracciato attraversava alcune delle più belle aree del continente, dal Missouri al Texas, dagli altopiani del New Mexico ai canyon dell’Arizona, offrendo un viaggio che riportava indietro nel tempo, all’epoca della grande colonizzazione dell’Ovest.
Contributo di Hollywood e Televisione
Hollywood, prima, e la televisione, poi, contribuirono a costruire, con centinaia di film western e d’avventura, il mito della frontiera americana. Secondo il critico cinematografico Roger Ebert, “La Route 66 è più di una strada; è il battito dell’epopea americana narrata sul grande schermo.”
La Route 66 ne divenne parte integrante. Tuttavia, la nuova rete di Interstate completate negli anni ’70 rese il traffico automobilistico più agevole, ma condannò inesorabilmente il mondo nato e cresciuto intorno alla Route 66.
Impatto delle Interstate
Come osserva lo storico William Least Heat-Moon, “Le autostrade hanno alterato il paesaggio e la vita lungo la Route 66, separando il viaggio dal territorio.” Infatti, le nuove autostrade non attraversano i centri urbani; sono veloci e hanno pochi contatti con il territorio circostante. I paesi che ottennero un’uscita sopravvissero e, anzi, si svilupparono ulteriormente. Quelli tagliati fuori morirono inesorabilmente, come rami d’albero staccati dal tronco. Ma non basta. Il viaggio più rapido significava avere meno necessità di pernottare, portando a una diminuzione dei Motel.
Auto più affidabili resero inutili migliaia di officine, mentre le grandi catene di fast food mandarono in rovina i piccoli ristoranti familiari. Insomma, il mondo che ruotava intorno alla Route 66 scomparve quasi completamente in meno di un decennio.
Tuttavia, non del tutto.
Sopravvissuti e Nostalgia
Uno sparuto numero di “sopravvissuti” continuò a vivere e lavorare ai bordi della vecchia strada, spesso più per nostalgia che per convenienza, conservando ancora intatto lo spirito della buona vecchia Route 66.
Come ha detto lo scrittore Michael Wallis, “la Route 66 non è solo una strada, è un’icona culturale, un simbolo dell’idea stessa di viaggio”.
Peculiarità dei Piccoli Centri
Molti piccoli centri si spopolarono completamente, ma alcuni riuscirono a conservare sino ad oggi le loro peculiarità, protetti dal mondo esterno che continuava a sfrecciare sulle veloci autostrade.
Ripercorrendo l’antico tracciato, dove è ancora rimasto agibile, si rimane colpiti da un mondo e da un modo di vivere fatto ancora di rapporti umani, personaggi semplici e piccole grandi cose che si penserebbero ormai estinte nel paese dei grattacieli. Proprio come diceva John Steinbeck, “la strada è vita”.
Oltre allo splendido paesaggio, in gran parte ancora non invaso dal turismo di massa, la Route 66 regala emozioni insospettabili al viaggiatore non frettoloso e incontri impossibili da dimenticare.
Per questo motivo è diventata un parco nazionale, un caso unico al mondo per una strada, vincolata dal Ministero Federale dei Beni Culturali come un pezzo significativo della storia d’America.
Caratteristiche della Route 66
Con oltre 4.000 chilometri di lunghezza e uno di larghezza, è il parco naturale più lungo del mondo . Come ha detto John Steinbeck, che l’ha immortalata nel suo romanzo “Furore”, la Route 66 è la Mother Road “la madre di tutte le strade”.
Buon viaggio sulla Route 66