Luglio 2011 on the road -17-

13-7-11, MONUMENT VALLEY (Nazione Navajo): OLEOGRAFIA SEMPREVERDE

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La MONUMENT VALLEY, ad essere rigorosi, non è sulla 66. E – a mia domanda – Linus un mese fa mi scrisse di non mettere troppa carne al fuoco, la destinazione meritava altri pellegrinaggi.
Li merita, caro Linus, ora lo so. Ma ciò nonostante spezzo una lancia (Navajo) a favore della deviazione (“side trip”, dicono lì). Tutto sommato da Flagstaff (che può riservare una piacevole sosta serale; linda, movimentata, percorsa dall’allegria tipica delle basi di partenza per le spedizioni) ci vogliono non più di due ore e ½; e dalla Monument Valley è agevole raggiungere il Grand Canyon e, perchè no, Las Vegas; tornando poi sulla 66 a sole poche miglia da dove l’avevamo abbandonata.
Il giro poi può essere contenuto nella mezza giornata, a meno che non si voglia trattenersi la sera a guardare sotto le stelle, sul ciglio della valle, I Cavalieri del Nordovest di Ford, che proiettano ogni sera al lodge The View, che domina il paesaggio sottostante. All’interno della valle i Navajos (pronunciati Nàvajos) hanno cavalli con cui si possono fare bei giri, solo un po’ più cari che qui.
L’esperienza della Monument Valley sfida qualunque oleografia cinefila, anzi ne viene rafforzata.

Luglio 2011 on the road -16A-

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12-7-11, CAMERON (Arizona): SUSPENDED BRIDGE

Quanti ponti paralleli si incontrano Sulla Route 66… In rari casi
attivi entrambi, ciascuno per un verso di percorrenza; ma il più delle
volte uno dei due, e sempre il piú bello, è dismesso.
E’ il caso di questo ponte di Cameron – intitolato al senatore locale che ne propiziò la costruzione nel 1919; molto scenografico, ma
chiuso al traffico che scorre parallelo poco oltre, su un anonimo
ponte moderno.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -16-

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13-7-11, GRAND CANYON (Arizona): UN SIDE TRIP D’OBBLIGO

La salita al Parco del Grand Canyon è una deviazione dalla Route 66, ma
non inquina lo spirito dell’impresa e risulta piuttosto agevole.
Partendo da Flagstaff di buon mattino (e Flagstaff è un’allegra
cittadina ben tenuta e piena di locali, che val bene una serata) il
viaggiatore 66 con rimorsi di infedeltà puó essere di ritorno già in
serata.
Naturalmente la bellezza metafisica e la gamma di attività possibili sul
posto per viverlo pienamente incoraggiano a un ritorno con sosta.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -15-

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11-7-11, PAINTED DESERT (Arizona): RIDERS

La 66 è luogo deputato dei sacerdoti della motocicletta. La parte del leone la fanno i “chopper”, naturalmente (Easy Rider…); ma la sfilata di modelli non ha limite. E l’arrivo cinematografico di una teoria- che spesso supera i venti esemplari – di mezzi scintillanti, addobbati, rostrati, pavesati, rombanti, montati da cavalieri altrettanto rappresentativi, è la ciliegina sulla torta di un paesaggio, di uno scorcio, di un sito di archeologia industriale che aspettavano solo loro.

Luglio 2011 on the road -14-

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10-7-11, GALLUP (New Mexico): HOTEL EL RANCHO

Nel cuore della prateria, dove comincia a stagliarsi all’orizzonte
un paesaggio di alture che immediatamente scuote la nostra memoria
cinefila, sorge la cittadina di GALLUP, al cui centro campeggia il
mito dell’HOTEL EL RANCHO, dorato rifugio di tutte ma proprio
tutte le star hollywoodiane che per un quarantennio buono hanno dato,
coi loro set western, un tocco di esotismo al contrario a queste lande
diversamente popolate quasi esclusivamente di nativi americani.
EL Rancho è un tempio, una hall of fame, una macchina del tempo che vi
consente di passare una notte nella stanza che ospitò Tyron Power
(come nel mio caso, stanotte); ma anche Katherine Hepburn, James
Cagney, Mae West, Jose Ferrer, James Stewart, Clark Gable, addirittura
i fratelli Marx; e tutti gli altri. Fra arredi di legno massiccio,
trofei di corna lunghissime, eccetera eccetera.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -13-

foto13A9-7-11, ALBUQUERQUE (New Mexico): Muffler man Fidel

I “muffler men” sono un’altra incongrua, fanciullesca costante della 66. Smisurati pupazzoni,

Big Jim ipertrofici, appartengono al mondo delle insegne ma hanno un loro pubblico di aficionados.
Questo addirittura campeggia su un cartello annunciante un ristorante vietnamita…

Luglio 2011 on the road -12-

foto129-7-11, BERNALILLO (New Mexico) – SILVA’S SALOON

Poco oltre Santa Fe, lí dove cominciano ad annunciarsi i
“pueblo”, si attraversa il paese denominato BERNALILLO. Può piacervi o no, assolato e nuovamente sonnacchioso dopo la botta di
vita di Santa Fe.
Eppure è necessario fermarsi, per giunta davanti ad un’insegna un po’ anonima sopra un ingresso che è un buco e pare chiuso. Il posto è il SILVA’S SALOON. Scoperto che la doppia porta è solo
accostata, si entra e si viene immediatamente assaliti da due cose: la
frescura dopo la calura, e il quasi buio dopo tanta luce accecante. La terza, abituata la vista dopo qualche attimo, è l’impressionante bazaar, lo sterminato display di trovarobato di cui ci scopriamo circondati. Ogni metro quadrato di parete o soffitto è stratificato di oggetti e oggettini; segnalo i motivi dominanti dei cappelli da uomo di ogni forma, delle donnine nude e delle foto ricordo; ma non c’è genere che non sia rappresentato. Frequentazione autentica, di frontiera.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -11-

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8-7-11, SANTA FE (New Mexico)

Santa Fe segna un cambio di registro netto, rispetto ai centri che
l’hanno preceduta sulla Route 66.
Le strade sono improvvisamente animatissime, scomparse d’incanto le vetrine vuote e le insegne semistaccate.

Invece è tutto un susseguirsi di vetrine alla moda, gallerie d’arte (a volte presunta…), jazz-cafè and so on. A Santa Fe si viene per spendere.
Si beve ovunque, ed è difficile che chi vi serve in un qualunque locale
vi lasci a lungo il bicchiere vuoto.

Mario Conti