Luglio 2011 on the road -12-

foto129-7-11, BERNALILLO (New Mexico) – SILVA’S SALOON

Poco oltre Santa Fe, lí dove cominciano ad annunciarsi i
“pueblo”, si attraversa il paese denominato BERNALILLO. Può piacervi o no, assolato e nuovamente sonnacchioso dopo la botta di
vita di Santa Fe.
Eppure è necessario fermarsi, per giunta davanti ad un’insegna un po’ anonima sopra un ingresso che è un buco e pare chiuso. Il posto è il SILVA’S SALOON. Scoperto che la doppia porta è solo
accostata, si entra e si viene immediatamente assaliti da due cose: la
frescura dopo la calura, e il quasi buio dopo tanta luce accecante. La terza, abituata la vista dopo qualche attimo, è l’impressionante bazaar, lo sterminato display di trovarobato di cui ci scopriamo circondati. Ogni metro quadrato di parete o soffitto è stratificato di oggetti e oggettini; segnalo i motivi dominanti dei cappelli da uomo di ogni forma, delle donnine nude e delle foto ricordo; ma non c’è genere che non sia rappresentato. Frequentazione autentica, di frontiera.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -11-

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8-7-11, SANTA FE (New Mexico)

Santa Fe segna un cambio di registro netto, rispetto ai centri che
l’hanno preceduta sulla Route 66.
Le strade sono improvvisamente animatissime, scomparse d’incanto le vetrine vuote e le insegne semistaccate.

Invece è tutto un susseguirsi di vetrine alla moda, gallerie d’arte (a volte presunta…), jazz-cafè and so on. A Santa Fe si viene per spendere.
Si beve ovunque, ed è difficile che chi vi serve in un qualunque locale
vi lasci a lungo il bicchiere vuoto.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -10-

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7-7-11, TUCUMCARI (New Mexico) – L’apoteosi del vintage on the road

Nell’imboccare il vialone centrale di TUCUMCARI (New Mexico), il
viaggiatore devoto della Route 66 rischia la sindrome di Stendhal:
abituato ad imbattersi con un certo ritmo sincopato nelle insegne e
nei reperti architettonici d’epoca, indotto il più delle volte ad andarli a scovare per vie traverse, qui si trova improvvisamente travolto da una raffica di segnali a cui non riesce a star dietro; a far la parte del leone sono i Motel, i cui nomi sono per lo più seguiti alla parola “Inn”. Linee zigzaganti, ampie
curvature, neon lampeggianti. Si é costretti al ripasso, tornando
indietro a passo d’uomo.
Il nostro punto d’arrivo è il BLUE SWALLOW (rondine azzurra) MOTEL.
Uno dei miti della 66, tanto che per aver certezza di fare
l’esperienza abbiamo qui fatto l’eccezione di prenotare con
buon anticipo dall’Italia.
Il motivo di tanto interesse è nella maniacale concentrazione di arredi
e suppellettili originali, in ogni stanza. La doccia del nostro bagno
era commovente (ancorché piccola). L’unico motel sperimentato
dall’inizio del viaggio, che regga il confronto alla grande, è il
MUNGER MOSS di Lebanon, Missouri.
I testi specializzati non riportano ancora che la proprietà del Blue
Swallow è passata di mano da soli 10 giorni; Nancy e Kevin ci sono
sembrati dotati della giusta carica, attenti e buoni consulenti.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -9-

foto09Afoto09B6 luglio, AMARILLO (Texas) – The Big Texan Steak Ranch
AMARILLO (Texas) è già di per sè un luogo di caccia per il segugio della 66. Ma dove si può toccare con mano l’anima texana della Route è il BIG TEXAN STEAK RANCH.
Qui l’immane salone da pranzo addobbato di pelli e corna è sempre affollato; una tavola rialzata in posizione centrale, giusto a ridosso delle griglie ardenti sempre in funzione a prescindere dall’ora, costituisce l’altare dove quotidianamente si consuma il sacrificio di chi osa accettare la sfida del locale: far fuori in 1 ora la mitica bistecca da 72 once. Non manca l’officiante, che ricorda ai presenti e al pubblico i termini della scommessa, presenta il/i concorrenti, fa partire il cronometro a grandi led luminosi. Una webcam riprende il tutto in diretta e lo manda su internet.

Se vinci non paghi il conto, se perdi lo paghi salato. Partono tutti con grande baldanza, a occhio la cosa sembra fattibile (non si fa la giusta attenzione all’altezza della carne), il profumo della bistecca è irresistibile e acceca la ragione. Perdono quasi tutti.
Ho assistito alla performance del signore del Wisconsin che vedete raffigurato; giovane, sorridente e ben piantato, è partito addirittura con nonchalance. Dopo mezz’ora vacillava, sembrava un pugile suonato; la bistecca che aveva davanti appariva quasi intera. A noi che lo incoraggiavamo rivolgeva ormai gesti sconsolati.

Non me la sono sentita di assistere alla disfatta, sono andato a distrarmi in una delle sale accanto, un megashop che espone di tutto, dai simboli della 66 all’abbigliamento da cowboy agli ologrammi horror. Pregevoli i portachiavi di serpente a sonagli (vedi), specie che frequenta volentieri questo e i successivi stati attraversati dalla Route.
Nell’attesa che intraprendiate il pellegrinaggio alla Mother Road, potrete trovare un succedaneo a questo locale molto più vicino di quanto non immaginiate: a Voghera, il Cowboys Guest Ranch.

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Mario Conti

Luglio 2011 on the road -6-

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3 luglio, PARIS SPRINGS (Missouri) – Alla stazione di Gary.
Gary è di quei personaggi che fanno tutt’uno con l’ambiente che si sono costruiti. Chiacchierone, prodigo, pletorico, istrionesco.
Sospeso nel tempo come il suo covo nel bel mezzo della rigogliosa e movimentata campagna del Missouri.
Un luogo – meta di  pellegrinaggi a tema – che ti risucchia (se ami il
genere; e lo ami, se no non saresti qui) a tempo indeterminato, quanto
ne occorre per passare al setaccio le centinaia di reliquie stratificate ovunque.

Mario Conti