Luglio 2011 on the road -16-

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13-7-11, GRAND CANYON (Arizona): UN SIDE TRIP D’OBBLIGO

La salita al Parco del Grand Canyon è una deviazione dalla Route 66, ma
non inquina lo spirito dell’impresa e risulta piuttosto agevole.
Partendo da Flagstaff di buon mattino (e Flagstaff è un’allegra
cittadina ben tenuta e piena di locali, che val bene una serata) il
viaggiatore 66 con rimorsi di infedeltà puó essere di ritorno già in
serata.
Naturalmente la bellezza metafisica e la gamma di attività possibili sul
posto per viverlo pienamente incoraggiano a un ritorno con sosta.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -15-

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11-7-11, PAINTED DESERT (Arizona): RIDERS

La 66 è luogo deputato dei sacerdoti della motocicletta. La parte del leone la fanno i “chopper”, naturalmente (Easy Rider…); ma la sfilata di modelli non ha limite. E l’arrivo cinematografico di una teoria- che spesso supera i venti esemplari – di mezzi scintillanti, addobbati, rostrati, pavesati, rombanti, montati da cavalieri altrettanto rappresentativi, è la ciliegina sulla torta di un paesaggio, di uno scorcio, di un sito di archeologia industriale che aspettavano solo loro.

Luglio 2011 on the road -14-

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10-7-11, GALLUP (New Mexico): HOTEL EL RANCHO

Nel cuore della prateria, dove comincia a stagliarsi all’orizzonte
un paesaggio di alture che immediatamente scuote la nostra memoria
cinefila, sorge la cittadina di GALLUP, al cui centro campeggia il
mito dell’HOTEL EL RANCHO, dorato rifugio di tutte ma proprio
tutte le star hollywoodiane che per un quarantennio buono hanno dato,
coi loro set western, un tocco di esotismo al contrario a queste lande
diversamente popolate quasi esclusivamente di nativi americani.
EL Rancho è un tempio, una hall of fame, una macchina del tempo che vi
consente di passare una notte nella stanza che ospitò Tyron Power
(come nel mio caso, stanotte); ma anche Katherine Hepburn, James
Cagney, Mae West, Jose Ferrer, James Stewart, Clark Gable, addirittura
i fratelli Marx; e tutti gli altri. Fra arredi di legno massiccio,
trofei di corna lunghissime, eccetera eccetera.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -13-

foto13A9-7-11, ALBUQUERQUE (New Mexico): Muffler man Fidel

I “muffler men” sono un’altra incongrua, fanciullesca costante della 66. Smisurati pupazzoni,

Big Jim ipertrofici, appartengono al mondo delle insegne ma hanno un loro pubblico di aficionados.
Questo addirittura campeggia su un cartello annunciante un ristorante vietnamita…

Luglio 2011 on the road -12-

foto129-7-11, BERNALILLO (New Mexico) – SILVA’S SALOON

Poco oltre Santa Fe, lí dove cominciano ad annunciarsi i
“pueblo”, si attraversa il paese denominato BERNALILLO. Può piacervi o no, assolato e nuovamente sonnacchioso dopo la botta di
vita di Santa Fe.
Eppure è necessario fermarsi, per giunta davanti ad un’insegna un po’ anonima sopra un ingresso che è un buco e pare chiuso. Il posto è il SILVA’S SALOON. Scoperto che la doppia porta è solo
accostata, si entra e si viene immediatamente assaliti da due cose: la
frescura dopo la calura, e il quasi buio dopo tanta luce accecante. La terza, abituata la vista dopo qualche attimo, è l’impressionante bazaar, lo sterminato display di trovarobato di cui ci scopriamo circondati. Ogni metro quadrato di parete o soffitto è stratificato di oggetti e oggettini; segnalo i motivi dominanti dei cappelli da uomo di ogni forma, delle donnine nude e delle foto ricordo; ma non c’è genere che non sia rappresentato. Frequentazione autentica, di frontiera.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -11-

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8-7-11, SANTA FE (New Mexico)

Santa Fe segna un cambio di registro netto, rispetto ai centri che
l’hanno preceduta sulla Route 66.
Le strade sono improvvisamente animatissime, scomparse d’incanto le vetrine vuote e le insegne semistaccate.

Invece è tutto un susseguirsi di vetrine alla moda, gallerie d’arte (a volte presunta…), jazz-cafè and so on. A Santa Fe si viene per spendere.
Si beve ovunque, ed è difficile che chi vi serve in un qualunque locale
vi lasci a lungo il bicchiere vuoto.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -10-

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7-7-11, TUCUMCARI (New Mexico) – L’apoteosi del vintage on the road

Nell’imboccare il vialone centrale di TUCUMCARI (New Mexico), il
viaggiatore devoto della Route 66 rischia la sindrome di Stendhal:
abituato ad imbattersi con un certo ritmo sincopato nelle insegne e
nei reperti architettonici d’epoca, indotto il più delle volte ad andarli a scovare per vie traverse, qui si trova improvvisamente travolto da una raffica di segnali a cui non riesce a star dietro; a far la parte del leone sono i Motel, i cui nomi sono per lo più seguiti alla parola “Inn”. Linee zigzaganti, ampie
curvature, neon lampeggianti. Si é costretti al ripasso, tornando
indietro a passo d’uomo.
Il nostro punto d’arrivo è il BLUE SWALLOW (rondine azzurra) MOTEL.
Uno dei miti della 66, tanto che per aver certezza di fare
l’esperienza abbiamo qui fatto l’eccezione di prenotare con
buon anticipo dall’Italia.
Il motivo di tanto interesse è nella maniacale concentrazione di arredi
e suppellettili originali, in ogni stanza. La doccia del nostro bagno
era commovente (ancorché piccola). L’unico motel sperimentato
dall’inizio del viaggio, che regga il confronto alla grande, è il
MUNGER MOSS di Lebanon, Missouri.
I testi specializzati non riportano ancora che la proprietà del Blue
Swallow è passata di mano da soli 10 giorni; Nancy e Kevin ci sono
sembrati dotati della giusta carica, attenti e buoni consulenti.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -9-

foto09Afoto09B6 luglio, AMARILLO (Texas) – The Big Texan Steak Ranch
AMARILLO (Texas) è già di per sè un luogo di caccia per il segugio della 66. Ma dove si può toccare con mano l’anima texana della Route è il BIG TEXAN STEAK RANCH.
Qui l’immane salone da pranzo addobbato di pelli e corna è sempre affollato; una tavola rialzata in posizione centrale, giusto a ridosso delle griglie ardenti sempre in funzione a prescindere dall’ora, costituisce l’altare dove quotidianamente si consuma il sacrificio di chi osa accettare la sfida del locale: far fuori in 1 ora la mitica bistecca da 72 once. Non manca l’officiante, che ricorda ai presenti e al pubblico i termini della scommessa, presenta il/i concorrenti, fa partire il cronometro a grandi led luminosi. Una webcam riprende il tutto in diretta e lo manda su internet.

Se vinci non paghi il conto, se perdi lo paghi salato. Partono tutti con grande baldanza, a occhio la cosa sembra fattibile (non si fa la giusta attenzione all’altezza della carne), il profumo della bistecca è irresistibile e acceca la ragione. Perdono quasi tutti.
Ho assistito alla performance del signore del Wisconsin che vedete raffigurato; giovane, sorridente e ben piantato, è partito addirittura con nonchalance. Dopo mezz’ora vacillava, sembrava un pugile suonato; la bistecca che aveva davanti appariva quasi intera. A noi che lo incoraggiavamo rivolgeva ormai gesti sconsolati.

Non me la sono sentita di assistere alla disfatta, sono andato a distrarmi in una delle sale accanto, un megashop che espone di tutto, dai simboli della 66 all’abbigliamento da cowboy agli ologrammi horror. Pregevoli i portachiavi di serpente a sonagli (vedi), specie che frequenta volentieri questo e i successivi stati attraversati dalla Route.
Nell’attesa che intraprendiate il pellegrinaggio alla Mother Road, potrete trovare un succedaneo a questo locale molto più vicino di quanto non immaginiate: a Voghera, il Cowboys Guest Ranch.

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Mario Conti